30 ottobre, 2011

Supermarket


Sono a letto a leggere Bulgakov.
Non so che tempo ci sia fuori e non voglio saperlo, non so nemmeno se ci sia più un fuori.
Sono chiuso in casa da più di una settimana, per quanto mi riguarda fuori potrebbero essere morti tutti.
Lo spero ma non ci credo.
Il mio stanco corpo, invece, ha ancora bisogno di alimentarsi con qualche cibo freddo maleodorante relegato nell'anfratto più oscuro del mio frigorifero.
Lo apro, buio totale. Oltre ad essere completamente vuoto, la luce non si accende. Guardo dietro e noto che la spina è staccata. Idiota.
L'avevo scollegata due giorni fa, non aveva più senso tenerlo acceso per raffreddare l'aria al suo interno, anch'essa poca devo dire.
Mi giro per rimirare la mia angusta cucina in cerca di qualcosa di lontanamente commestibile ma vedo solo la puzza di milioni di scatole e scatolette ammucchiate l'una sull'altra.
Per poco non vomito. Esco e chiudo la porta.
Dannazione, dovrò pur mangiare qualcosa.
Non c'è altra scelta, devo uscire a comprare del cibo.
Possibilmente commestibile.
Ero arrivato in questa situazione, con le spalle al muro, migliaia di volte, ogni volta più triste, più demotivato e spento della volta prima, ma stavolta era diverso, non dico di essere felice, ma non mi lamentavo.
Sia chiaro, uscire e rendersi conto di non essere soli nell'universo non è certo una bella notizia. Almeno per me.
Questa volta era diverso. Forse avrei potuto incontrare qualcuno, qualcosa, inciampare in un tombino, salire le scale, dare un euro a un barbone.

Sono pazzo.

Apro l'armadio, scavo tra pantaloni maglie e calzini, butto sul letto tutto il necessario per vestirmi.
Sapevo di vestire male, lo facevo così nessuno mi si sarebbe avvicinato.
Controllai il portafogli. I soldi c'erano. Già, ma per quanto ancora?
Ora stavo affrontando il problema della fame, non potevo affrontare anche quello dei soldi. Tanto non l'avrei di certo risolto.
Non mi ricordo l'ultima volta che risolsi un cazzo di problema nella mia vita.
Forse era alle superiori.
Matematica.
Copiai.

Uscii trafelato di casa chiudendo bene a chiave la porta d'ingresso, avevo una paura fottuta dei ladri.
Non volevo che nessuno toccasse le mie scatolette ammucchiate in cucina.
Ansimavo, avevo lo sguardo fisso per terra e non mi sentivo per niente a mio agio.
Credo di sentirmi un po' come Neil Armstrong appena sceso sulla Luna, su un pianeta non suo. Io però non voglio piantare nessuna bandiera merdosa.
Mi diressi a passo svelto verso il supermarket più vicino, niente auto, niente patente. Non capivo il senso dei segnali stradali.
In una società civile non dovrebbero esserci segnali.

Le porte automtiche si aprirono, entrai lentamente. Il pavimento era leggermente sporco.
Si sentiva della musica alla radio e il bip dei registratori di cassa che non smetteva mai di suonare.
Finora avevo incrociato pochi piedi estranei in giro. Forse ce l'avrei fatta senza incrociarne nessuno, come al solito mi preoccupavo troppo.
Mi sbagliavo, lì dentro era pieno di mamme papà famiglie intere nonni bambini zii cugine morti.
Non me lo spiegavo, pensai che la popolazione mondiale avesse raggiunto improvvisamente i venti miliardi di persone e io, come sempre, ero all'oscuro di tutto.

Sugli scaffali si ammucchiavano troppi prodotti, chi aveva davvero bisogno di quella roba?
Basta perdere tempo, buttai una ventina di quelle scatolette nel carrello e mi diressi verso la prima cassa libera.
L'unico contatto umano da sopportare e poi sarei stato di nuovo libero, imprigionato nel mio appartamento.
Mentre buttavo le scatolette sul nastro scorrevole della cassa una signora arrivò da dietro con un carrello stracolmo di cose impacchettate in confezioni multicolore. Parlava con un'amica che faceva la fila nella cassa a fianco.
Mi venne voglia di ascoltarla, magari era lei il cambiamento che attendevo.

"Oh no oggi è sabato, per rilassarmi sono venuta a comprare qualcosa qui."
Appresi in quel momento che giorno della settimana fosse e che per rilassarsi non serviva un massaggio o chessò io, ma bastava farsi un giro al supermarket.
Con me non funzionava affatto. Ma eccola che continuava.
"Sì sì, mi rilassa e poi stasera ho una bellissima serata. C'è Maria de Filippi in tv.
Io la adoro."

Iniziai a tremare, il cervello non riceveva più ossigeno.
Piangevo.
Senza preavviso lasciai tutte le mie scatolette sul nastro e mi allontanai dalla cassa prima a passo svelto poi di corsa.
Sentii la cassiera urlarmi qualcosa contro ma non mi voltai.
Correvo più veloce che potevo verso l'uscita, guardavo per terra, le lacrime mi si staccavano dal volto.
I piedi si spostavano e i loro possessori mi riempivano di parole che non sentivo. Ero oramai lontano.
La porta scorrevole si aprì e fui fuori.
Continuai a correre.
Infilai la chiave nella porta di casa, girai tre volte e la aprii.
Ero dentro, al sicuro, non avevo più fame.

Mi spogliai completamente, ero nudo.
La fame non esisteva più. Io sì.
Sono a letto a leggere Bulgakov.

24 ottobre, 2011

Drive



Allacciate le cinture. Che inizio scontato per un film in cui compaiono degli autoveicoli!
E questo era il migliore incipit che sono riuscito a trovare.

Drive, perché è di questo che si parla, sì è un'altra recensione, è il film vincitore a Cannes del premio come miglior regia.
Il regista appunto, è il danese Nicolas Winding Refn (qui a sinistra potete ammirare uno smodato uso di 'parole chiave').
Un regista totalmente sconosciuto al grande pubblico, e tale resterà se in tutta la Penisola continueranno a proiettare solo film di merda.
Ma se continuerà a girare pellicole di questo calibro ne sentiremo parlare di certo. Almeno su questo blog.

Sì perché Drive è un capolavoro, forse il miglior film del decennio (see, come se avessi visto tutti i film usciti negli ultimi dieci anni) (qui sopra uno smodato uso di proposizioni incidentali).

Drive narra le vicende ti un tizio, interpretato da Ryan Gosling, un attore talmente figo da farmi rimpiangere di non essermi ammalato di omosessualità all'età di undici anni.
Vedere per credere.

 Nella foto Gosling ci mostra come si possa essere fighi anche indossando un di sopra del pigiama.


(spazio per sbavare)
(ok si riparte)

Il buon Ryan ama le macchine, che novità per un uomo, la mattina le aggiusta in un'autofficina che non emette regolare fattura facendo proliferare pessime pubblicità progresso sulle reti nazionali, e la sera le guida scarrozzando al sicuro i ladri di turno dopo una rapina ai danni del buon contribuente.

(Vota Lega!)

Fin qui nulla di nuovo direte giustamente. La trama è la solita. Ruote che sgommano, incidenti, spari qua e là, scazzottate. Insomma già visto.

Ma è proprio in questo quadro di già visto che Refn apre il coperchio e butta dentro una secchiata di novità.
Sceglie una categoria, il film di genere, da cui parte per poi riscriverne le regole.

Per prima cosa Driver (il nome di Gosling nel film) non parla praticamente mai. In tutto il film ci saranno sì e no 5 conversazioni.
E una è per ordinare il caffè al bar.
Una scelta fantastica.
Non si perde tempo con cazzate e frasi da duro sentite in tutti i film.

No, Driver non parla.
Le parole non servono a un cazzo di niente se gli attori sanno fare il loro mestiere e se la telecamera riprende da Dio.

Ma da quand'è che non allego un'immagine con didascalia stupida?
Ve lo stavate chiedendo anche voi eh? Eccovi serviti.

Refn cerca di spiegare a Gosling perché mai indossi una tovaglia legata alla vita.


Altro distacco dal classico è che il protagonista sembra un angelo sceso dal cielo. È concettualmente un puro capitato per sbaglio in questo mondo di merda. Un diverso, un estraneo, un disadattato in un certo senso.
Se ve lo state chiedendo non come Renzi nel PD, no.

Non fraintendetemi, sarà capace di qualsiasi efferatezza, ma pare farlo più per dovere, per proteggere chi ama, che per 'gusto'.
Mi riferisco al film non a Renzi.

Dà l'impressione che avrebbe preferito farsi i cazzi suoi invece che minacciare e uccidere mezza città.
Sembra proprio che Refn usi la violenza quasi in modo gratuito per far brillare ancor più di luce propria l'amore che c'è nel film tra Gosling e Carey Mulligan.

Ah Carey Mulligan è Irene, la ragazza acqua e sapone della porta accanto, l'unica ragione di vita del nostro eroe.

Il film, come dicevo, contrappone l'amore tra Driver e Irene, alla violenza quasi splatter e talmente furiosa da rendere Driver quasi un personaggio dalla doppia personalità. Vedere la sequenza dell'ascensore per credere.
Scena girata magistralmente, un attimo prima è amore un attimo dopo l'ascensore è pieno di sangue e materia grigia spappolata.

Insomma è un coglione. Qui parlavo di Renzi, sì.

A proposito di splatter, avete visto la morte di Gheddafi?
Sì, per forza, ho visto foto uscire anche dall'ovetto kinder.
Be' il video era talmente splatter che Tarantino ha rivelato che è il suo film preferito.
Non so se ci sia un nesso.

Infine, parliamo della colonna sonora.
Le musiche ragazzi. Cazzo! Sono fantastiche. Quando sei in sala che partono inarchi la schiena e ti chiedi stupito che cazzo sia questa roba, troppo abituato ai clichè, ma appena ascolti meglio capisci che si tratta di un accostamento perfetto e ti rimetti lì buono ad assistere al capolavoro.
Non più la solita schitarrata di 'Welcome to the Jungle' mentre il protagonista si allontana serafico da una casa imbottita con dieci tonnellate di tritolo che gli esplode alle spalle.
Era ora, grazie per averci liberato Refn.
Insomma, sono davvero state scelte delle tracce epiche, molto elettroniche, stile anni '80. Una merda direte voi, lo pensavo anch'io.
Ma una volta che le ascolti dopo aver visto il film non puoi far altro che amarle.

Credo di aver storpiato abbastanza questo film con questa pessima recensione.
Quindi la finisco qui.
Se volete vedere un capolavoro sapete dove trovarlo.

Ora un'ultima immagine stupida.
No, non è vero.

Però vi do l'ultimo consiglio.
Se avete 159.99 dollari da spendere non potete esimervi dal comprare questa giacca.


Avrete la mia stima imperitura.









Miglior attore non protagonista: lo stuzzicadenti.


21 ottobre, 2011

20 ottobre, 2011

Clean up the world


Dopo l'arresto di Er Pelliccia, il ragazzo fotografato mentre lanciava un estintore durante la manifestazione a Roma del 15 ottobre, la redazione tutta di Effetti Collaterali si è attivata per smascherare e assicurare alle forze dell'ordine i molti facinorosi presenti quel giorno.
Stanati e raggiunti nelle rispettive abitazioni non hanno ammesso però le loro colpe.
Anzi, proprio come Er Pelliccia si sono subito arrampicati sugli specchi con delle scuse dallo scarso valore, ma dal sicuro rendimento comico.

"Cercavo di spegnere l'incendio."

Ecco gli altri con relative scuse.
La criminalità non dormirà più sonni tranquilli.


"Avete mai bevuto una Peroni? Be' questa è la prima reazione che avrete dopo averlo fatto."


 "Pensavo fosse capodanno. A proposito, Auguri!"


 "Facevo allenamento con i pesi. Mi tengo sempre in forma durante le manifestazioni."


 "La segnaletica per le strade di Roma è un disastro. A cosa pensate sia dovuto tutto quel traffico? Nel mio piccolo cercavo di porvi rimedio."


 "Tra poco ci saranno le olimpiadi di Londra 2012. Parteciperò nella specialità del lancio del giavellotto. Da qualche parte dovrò pure allenarmi, o volete che il medagliere azzurro stazioni sullo zero fisso?"


 "Avevo notato una macchia di sporco ostinato sul finestrino del blindato, volevo pulirla per permettere agli occupanti del veicolo di lavorare al meglio. Non ho chiesto nemmeno qualche spiccio."


"È da mesi che mi esercito per la parte. Ho saputo che Ridley Scott sta effettuando dei provini per selezionare il protagonista de Il Gladiatore II" 


 "Rendevo omaggio a Michael Jackson. Aauuu."


"Ringraziavo pubblicamente la Polizia di Stato perchè mi aveva cortesemente fatto notare come avessi la patta aperta e che la cosa sarebbe stata ripresa da tutte le tv nazionali, facendo in tal modo passare i veri motivi della manifestazione in secondo piano."


 "Anch'io. Londra 2012, salto con l'asta."


"Volevo depositare i miei risparmi in banca la mattina presto. Siccome era chiusa cercavo di entrare il più presto possibile. Sa, con quei black bloc in giro non si può mai star tranquilli."


Ed ora fotomontaggi senza nessun tipo di logica o nesso.
I miei preferiti, quelli fatti male con paint.



 






L'ultima è arte. Lo so.


17 ottobre, 2011

Diario di un Black bloc


Scesi in strada la mattina dopo.
L'aria
era fresca e sapeva ancora di bruciato.
Il cielo
era tornato del suo colore naturale, non si vedevano più nubi di fumo.
Il rumore
era il solito, quello del traffico. Le sirene erano ormai lontane.

Non ero solito girare per strada a quell'ora. Ma oggi è un giorno speciale. È il giorno dopo la Manifestazione. Voglio proprio vedere cosa siamo riusciti a combinare.
Da quel che vedo sono stati bravi a ripulire tutto quel macello.
Hanno fatto presto, vorrà dire che la prossima volta gli renderemo la vita ancor più difficile.

Nonostante tutto, quà e là si vedono sanpietrini ammucchiati o isolati vicino a delle vetrine.
Buche per le strade. Scritte ovunque.

Che bello vedere la nostra opera d'arte il giorno dopo.

Ecco che dopo una bella camminata arrivo davanti alla banca. Le vetrine tutte distrutte, scritte sui muri.
Fuori gente che cerca di sistemare alla meno peggio quel disastro. Brutti stronzi venduti!
Sono orgoglioso di me stesso.
Almeno per qualche giorno quegli sporchi capitalisti di merda non potranno rubare il nostro denaro.
Mi dovrebbero ringraziare, invece in giro vedo solo gente molto incazzata.
Stupidi, non capite niente. Dove credete che andrete a finire con tutto ciò? Ci siete già dentro e non ve ne accorgete, siete morti.

La situazione è troppo grave nel mondo. Talmente tanto che la violenza è l'unica soluzione.
È obbligatorio usarla. Invece qui tutti la condannano. La condannano proprio perché sanno bene che è l'unica cosa che potrebbe riuscire a cambiare qualcosa.
Ma in fondo a me non frega un cazzo di cambiare. Sarò sempre contro qualcosa.
Quando sei in strada con il casco, mascherato, armato di qualunque cosa, pronto a tutto, è lì che ti senti libero davvero.
Durante gli scontri sei tu il padrone. Non conta un cazzo se hai soldi o meno.
Sfondare una vetrina, bruciare una macchina, distruggere una città, sono queste le azioni che ti rendono libero. Finalmente.
Sei tu lì, vivo, dentro lo scontro, sicuro di essere dalla parte giusta e contro chi vuol trarre profitto anche dalla merda. Ma le merde sono loro.

C'è un casino che non si capisce niente. Ogni tanto un compagno esplode una molotov, una bomba carta, le urla della gente, le sirene dei mezzi di quegli schifosi. Odio.
L'aria si fa irrespirabile.
Mi sento realizzato. Obiettivo raggiunto.
Nel mucchio ci si sente al sicuro, nessuno può attaccarci.
Loro lo sanno.
L'adrenalina che ho in corpo scorre a fiumi verdi. Mi sento invincibile.
Lanciare tutto ciò che ti capita tra le mani è un piacere. Che sfogo.
Non ho certo bisogno di sedermi in quegli studi psichiatrici vuoti per farmi dire quanti problemi abbia.
Come siete ridicoli. avete una vita così finta.

PRENDETE QUESTO!!


Ma nessuno qui, capisce un cazzo.

L'apice si raggiunge poi contro quei figli di cagna che sono i poliziotti. Che schifo mi fanno.
L'emblema della servitù. Coloro che difendono tutto quello che odio.
Li ucciderei tutti se potessi.

Questa volta abbiamo vinto. Ma la guerra non è ancora finita.

14 ottobre, 2011

Censura

    
Quando uno spettacolo supera la censura può voler dire due cose.
O che si è tornati in un paese libero.
Oppure che censurarlo non è più necessario.

12 ottobre, 2011

Luna

      
Sentii la macchina borbottare. Diedi un forte colpo al manubrio.
Mi feci male. Non ne potevo più. Non so più quante volte questa merda a forma di macchina mi abbia lasciato a piedi.
Dannazione.
Scesi. Mi sfilai il pacchetto dal taschino e me ne accesi una.
Tirai. Espirai. Andava quasi meglio.
Ero appoggiato allo sportello, d'un tratto guardai in alto.
Da quand'è che la luna è così grande?
Diavolo, era stupenda. La fissai senza mai toglierle gli occhi di dosso.
Che donna signori.
La sigaretta era ormai finita, me ne accesi un'altra.
Taschino. Pacchetto. Bocca. Nicotina.
Luna.
Mi dimenticai completamente del guasto.
Non aveva importanza. Anzi, meglio così.
L'aria di fuori era così fresca e leggera.
Talmente buona da accarezzare anche uno stronzo come me.
Sì stava proprio bene lì fuori. Potreste venire qui affianco a me.
Vi offrirei volentieri una sigaretta. A patto che siate disposti ad ascoltare un cane come me.
Non ho mai amato particolarmente i cani, già. Colpa loro.

Mai visto una luna così grande. Neanche in E.T.
Mai.
A un tratto mi ricordai di aver sentito che la luna, in qualche modo, non so come, decida se attirare o meno il mare a sé.
Be' lo capisco eccome quello stupido mucchio d'acqua salata.
Non mi sarei stupito se un giorno sulla terra non ci fosse stato più il mare.
Che luna.

Di lì a poco, in un incrocio a qualche metro di distanza ci fu un incidente.
Che coglioni. Che se la sbrighino da soli.
Alzai lo sguardo. Incredulo, la luna era sparita.
Solo buio.
La poca luce che c'era veniva venduta a caro prezzo da dei lampioni dissestati.
Ero in uno dei quartieri peggiori.
Cosa diavolo ci stavo facendo ancora lì?
Chi sono?
Aprii lo sportello. Entrai. Respiravo forte.
Giraii la chiave, la macchina partì. Non ne fui sorpreso.
Frizione. Prima. Gas.

Buio.

09 ottobre, 2011

Chiesa

    
Vado spesso a messa, è l'unico posto dove hanno sempre da cambiare dieci euro.

04 ottobre, 2011

Italiani brava gente

    
- Hai visto?

- No, cosa?

- Wikipedia ha chiuso temporaneamente per protestare contro il comma 29 del Ddl intercettazioni. Non ci resta altro da fare che scendere in piazza per protestare.

...

...

...


- Capisco. Ma quella inglese è ancora aperta?

- Yes, of course!

- Sounds good.

02 ottobre, 2011

Le voci

   
Un breve e didascalico consiglio per voi internauti del ventunesimo secolo.
Ma anche a voialtri blogger del ventiduesimo secolo.

Mai, e dico mai (segnatevi queste parole) dare retta a delle voci*.

Clicca per cliccare

* Incluse quelle provenienti:

- dalla tv
- da qualsiasi balcone presente in Città del Vaticano (per stare sicuri)
- dagli altoparlanti piazzati in ogni angolo della tua città
- da qualsiasi buco di Giuliano Ferrara.

Credo sia tutto.
Sotto questo aspetto siete salvi.


Ci si vede.